Leggendo
la “Teoria della Ghianda” di Hillman, rifletto su alcuni punti, principalmente:
·
La presenza
continua e salvifica del nostro daimon (o angelo custode)
Diamo sempre tutto per scontato: il fatto che siamo su questa terra, che siamo vivi, che siamo come siamo “perfetti”, “imperfetti”, alti, bassi,… Non pensiamo mai che dovremmo ringraziare, al di là che ci riconosciamo o meno in una dottrina religiosa, il fatto che NOI SIAMO! E SIAMO QUI ORA CON IL NOSTRO CORPO, LA NOSTRA ANIMA, il nostro cuore batte, il nostro cervello pensa, il nostro corpo si muove.
Soffermiamoci guardando verso la buona stella che ci segue sempre e che ci
accompagna nel nostro cammino, qualunque esso sia. Non siamo nati soli, non
siamo “vuoti”, non siamo vittime.
Dobbiamo
solo aver il coraggio di riscattarci, di tornare a vedere la vera immagine di
noi, quella che è nascosta nella ghianda, la nostra immagine, riappropiamocene! Con coraggio
e autoderminazione.
·
Il senso
della nostra vocazione
Ognuno
di noi sono sicura in uno o più momenti della vita ha sentito come una
chiamata, come qualcosa che ci tirasse a se'. Dobbiamo comprendere la
ragione per cui siamo vivi, perché noi siamo unici, irripetibili al mondo e
scriviamo ogni giorno la nostra biografia.
·
La teoria
della ghianda come una psicologia dell’infanzia
Tante volte mi arrabbio quando sento descrivere i bambini come fonte di patologie. “Iper” qualcosa, “troppo” qualcosa, “non abbastanza”.
E’
chiaro è anche un tranello in cui spesso incappiamo noi genitori.
Ma
invece di abbandonarci a etichette, cerchiamo di comprendere che alcuni atteggiamenti dei nostri bambini servono forse a proteggere il loro mondo, la loro ghianda!Proviamo a rovesciare il nostro pensiero, a vedere l’altra faccia della moneta. E
riconoscere loro come autentici ed unici, provando a vedere i piccoli
frammenti di quello che potrà essere il loro futuro, il loro indirizzo.
Siamo noi che dobbiamo cercare l'accesso al mondo dei bambini e non il contrario!
Elena
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